Quando si parla di igienizzanti e igienizzazione, l’alcol recita un ruolo da assoluto protagonista. Da prodotto sottovalutato e bistrattato, è diventato quasi introvabile a inizio pandemia e successivamente ha conquistato un posto privilegiato nelle nostre case. Ma gli spray per le mani, oltre all’alcol, contengono anche altri alleati per raggiungere l’obiettivo di disinfettare e tenere lontani virus e batteri.
Tra questi, una materia prima che viene poco pubblicizzata ma che è preziosissima è la clorfenesina, o chlorphenesin. Nome difficile da ricordare, direte voi. Meglio quindi concentrarsi sulle sue proprietà: si tratta di un conservante cosmetico (che si presenta sottoforma di polvere cristallina di colore bianco o bianco sporco) caratterizzato da ottime proprietà antifungine e antibatteriche. E, per di più, da una spiccata capacità di convivere con altri conservanti.
Comunemente la clorfenesina viene utilizzata all’interno delle lozioni dopobarba, nei deodoranti o negli shampoo, ma nelle soluzioni idroalcoliche per le mani, applicata in quantità giusta (fino allo 0,3% - quantità massima ammessa dal Regolamento europeo 1223/2009 -) svolge una duplice e importante funzione: protegge il prodotto dal deterioramento, ma allo stesso tempo è un potente antimicrobico, ovvero contribuisce a prevenire la crescita di microrganismi sulla pelle. Inoltre ha una totale assenza di tossicità: in Giappone, infatti, la clorfenesina è approvata da tempo per l’uso in diverse categorie di prodotti, inclusi quelli da risciacquo. Qualche esempio? Bagni schiuma, prodotti per l’igiene orale, per le labbra e per l’area degli occhi. Oggi è arrivato in pianta stabile anche qui da noi. E anche le nostre mani ringraziano…